Disturbi del Sonno e Autismo: quale intervento?

Nei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) si osserva un’aumentata prevalenza di disturbi del sonno.Nei bambini con autismo, infatti, tali difficoltà producono spesso effetti negativi sia direttamente sul funzionamento del bambino, aggravando spesso anche altre condizioni frequentemente associate (ad esempio epilessia, ansia e depressione), ma anche, indirettamente sulla qualità di vita delle famiglie.

 

Inoltre, è importante considerare che, a differenza di quanto accade nei bambini a sviluppo tipico, nei bambini e negli adolescenti con autismo le difficoltà del sonno tendono a rimanere stabili nel corso della vita.

 

Risulta, pertanto, chiaro quanto sia di fondamentale importanza una corretta e precoce identificazione delle problematiche del sonno nei bambini con Autismo, spesso tralasciate e considerate secondarie rispetto alle più evidenti difficoltà comunicative e relazionali. Un intervento precoce, infatti, permette una migliore stabilizzazione del sonno con conseguente miglioramento degli aspetti comportamentali.

 

Il trattamento dei disturbi del sonno in bambini e adolescenti con Disturbo dello Spettro Autistico prevede un approccio definito “multimodale”, ovvero di tipo psicologico ad orientamento comportamentale integrato o meno ad un intervento di tipo farmacologico.

 

Al fine di indagare le possibili strategie in grado di garantire una gestione ottimale dei disturbi del sonno nei bambini e adolescenti con ASD, è stato recentemente pubblicato un importante lavoro di revisione della letteratura, volto a riassumere in modo pratico e funzionale le linee guida dell’American Academy of Neurology (AAN) per la gestione ed il trattamento dei disturbi del sonno nell’autismo.

Il Comitato per lo sviluppo, la diffusione e l’attuazione delle linee guida ha approvato la formazione di un gruppo multidisciplinare (composto da neurologi infantili, psichiatri, neuropsicologi e pediatri) che ha esaminato circa 900 articoli scientifici all’interno dei quali erano stati utilizzati tre questionari: Children‘s Sleep Habits Questionnaire (CSHQ), Developmental Bahavior Checklist (DBC), Aberrant Behavior Checklist (ABC); tutti i test sono stati somministrati a bambini e adolescenti con ASD di età inferiore ai 18 anni.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare le principali difficoltà del sonno nei bambini e adolescenti ASD, al fine di individuare possibili specifici target di intervento.

 

Dall’analisi dei dati, le più comuni difficoltà legate al sonno riscontrate nelle persone con ASD sono:

 

  • Resistenza nell’andare a dormire: il bambino rifiuta di andare a dormire e richiede la presenza di un genitore al momento dell’addormentamento;
  • Difficoltà di addormentamento nel momento in cui viene messo a letto e spente le luci;
  • Eccessiva frequenza di risvegli notturni;
  • Parassonie: alterazione nella qualità del sonno, in cui il bambino pur rimanendo addormentato ha vere e proprie crisi di terrore notturno o episodi di sonnambulismo;
  • Minore durata del sonno con risvegli precoci nelle prime ore dell’alba;
  • Comportamento diurno disfunzionale.

 

Inoltre, gli studiosi concludono come dai dati fino ad oggi disponibili, il trattamento più efficace per tutti i disturbi sopradescritti risulti essere l’utilizzo di melatonina (un ormone naturale che regola il ritmo circadiano di ogni individuo) da sola o combinata alla terapia comportamentale.

Inoltre, sono stati riscontrati alcuni effetti positivi sulla qualità e continuità del sonno attraverso la distribuzione di opuscoli volti all’educazione parentale e all’informazione sull’utilizzo di tecnologie specifiche (ad es. attraverso l’utilizzo di materassi con particolari tecnologie e suoni in grado di favorire l’addormentamento).

 

Ma quali strategie pratiche poter utilizzare?

Tra gli aspetti più interessanti di questo lavoro di revisione risulta una “lista” di alcune strategie e suggerimenti da poter mettere in atto:

  • Corretta igiene del sonno: avere una corretta igiene del sonno significa instaurare appropriate abitudini diurne come svolgere attività sportive, limitare i sonnellini pomeridiani, e abitudini serali stabilendo orari fissi per andare a dormire, riducendo la stimolazione emotiva e comportamentale all’ora dell’addormentamento e garantendo un corretto ambiente personalizzato che tenga anche in considerazione le possibili alterazioni sensoriali descritte nelle persone con ASD. Inoltre, può essere utile l’impiego di un supporto visivo (ad esempio, un’agenda visiva) composto da immagini, per strutturare e ricordare al bambino le attività della nanna, senza tuttavia causare allo stesso tempo un’eccessiva rigidità legata alla routine. Per ovviare a questo problema è possibile introdurre all’interno della routine piccoli cambiamenti come, ad esempio, proporre al bambino pigiami diversi da indossare.

 

  • L’educazione parentale svolta da personale esperto (psicologi/medici) che insegni ai genitori le tecniche appropriate affinché questi ultimi possano imparare a gestire in maniera più funzionale le difficoltà legate al sonno dei loro bambini.

 

  • Strategie comportamentali volte a gestire le routine disfunzionali che ostacolano il sonno nei bambini ASD:
  1. Estinzione non modificata: consiste nella definizione da parte del genitore di un orario fisso per andare a dormire e per il risveglio, ignorando tutti i comportamenti problematici che si verificano durante quel periodo. Tale strategia, tuttavia, può portare ad un iniziale peggioramento dei comportamenti disfunzionali del bambino prima che avvenga un miglioramento; pertanto è importante una corretta educazione parentale;
  2. Estinzione graduale: dove i genitori ignorano i comportamenti disfunzionali del bambino per periodi di tempo specifici che verranno gradualmente aumentati;
  3. Instaurare routine positive: dove i genitori si attengono a rituali fissi;
  4. Risvegli programmati: consistono nell’anticipare il risveglio del bambino di 30 minuti rispetto all’ orario di risveglio spontaneo per una settimana, monitorando gli esiti sull’orario di addormentamento serale e il livello di attivazione del bambino; se non dovesse essere efficace, occorre anticipare di ulteriori 30 minuti, fino al riequilibrio del momento di addormentamento;
  5. Bedtime fading: consiste nel ritardare progressivamente l’ora di coricarsi del bambino, fino al punto in cui riesce ad addormentarsi entro 15 minuti;
  6. Nel caso in cui il bambino dorma ancora con i genitori, può essere utile un progressivo distacco, ad esempio passando dal dormire insieme al genitore al coricarsi accanto al letto del bambino fino al momento in cui sia in grado di dormire da solo nella propria stanza.

 

È opportuno, tuttavia, che tutte le procedure sopracitate vengano utilizzate seguendo le indicazioni di un professionista affinché sia possibile definire obiettivi chiari ed avviare un intervento individualizzato.

 

Fonte: Williams Buckley A, Hirtz D, Oskoui M, et al. Practice guideline: Treatment for insomnia and disrupted sleep behavior in children and adolescents with autism spectrum disorder: Report of the Guideline Development, Dissemination, and Implementation Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology. 2020;94(9):392‐404. doi:10.1212/WNL.0000000000009033

 

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